#19 - Chi sono i carcerieri?
di Giuseppe Felici rossointoccabile
Thor, il signore di Asgard si sveglia nel suo letto. Fuori è ancora buio, quel buio punteggiato di stelle luminosissime del cielo della città dorata.
Quel buio rotto dalle torce eterne che bruciano per le vie, nella cui luce tutte le ombre ondeggiano e si muovono.
Thor allunga la mano per spostare con delicatezza il braccio femminile che lo avvolge.
Non si ferma ad indagare sull’identità della donna. Anche quel semplice tocco è sufficiente per lui, una conferma di non essere nel sogno.
Si alza nella magia della note asgardiana.
Non riesce a dormire gia da un po’. La responsabilità che grava sulle sue spalle è grande e le recenti traversie nel regno di Incubo non lo aiutano.
Riflette sui confini del regno e sulla sua forma politica.
Riflette sulle alleanze e le inimicizie nei regni divini.
Riflette sul suo liberatore e sulla sua indispensabilità.
Poi si rassegna alla fine del suo sonno e si avvia verso la cucina.
Qui prepara una colazione leggera, sufficiente a fermare lo stomaco prima di iniziare un’intensa giornata di lavoro.
Montone stufato, cervo arrostito, due forme di pane.
Latte acido e caffè, importato tra i tributi delle divinità salvate da Mefisto e Seth.
Per la questione Mefisto i controtributi sono pesanti, ma Asgard è certamente più ricca, dalla fine di quella sfortunata vicenda.
Allunga una mano verso un panetto di burro di capra, non più grande di un chilo ed alla fine piazza sul tavolo una botticella di media grandezza, contenente birra chiara, la più adatta di primo mattino.
Poi si siede, preparandosi a tener fede al leggendario appetito del dio del tuono.
La cosa oscura si muove attraverso il suo mondo che è lui fino al mondo di mezzo, che prende il nome dalla barriera che si attraversa per raggiungerlo.
Secondo le sue intenzioni dovrà diventare parte del suo regno, assieme al resto di tutto ciò che è.
Al momento è li per una vendetta e un avvertimento. Qualcuno ha allungato le mani sulla sua preda, qualcuno che va avvertito di tenersi alla larga, se non vuole diventare lui la preda. Qualcuno di utile, per il momento, è quindi meglio spaventarlo che eliminarlo.
La cosa oscura si protende lungo la parete buia, sfiorando la testa di due suoi seguaci, distanti chilometri l’uno dall’altro.
Gli individui si muovono nel sonno mentre le loro anime, cariche del potere della cosa oscura, penetrano nel regno dell’Incubo per portare la distruzione e non fare più ritorno.
Poi, la cosa oscura torna ad osservare il signore di Asgard, che ha terminato la sua colazione.
La corte del Signore di Asgard, che lui si ostina a chiamare governo, è riunita.
C’è un posto vuoto, un vistoso posto vuoto. Quello del cosiddetto ministro degli affari esteri, il responsabile dei contatti con gli altri mondi.
- Spero che, anche se vuoi continuare con questa buffonata dei ministeri, questa volta sceglierai qualcuno di più adatto a questo ruolo e non una straniera, dichiarata nemica di Asgard. –
- Credo che per il momento assumerò su di me questo compito oneroso, mentre rifletto sulle conseguenze delle mie scelte, Padre. Vedo che continui a mettere in discussione il mio operato, non raggiungeremo mai l’accordo, dunque. Così come non lo avevamo quando il signore di Asgard eri tu, così non l’abbiamo ora. Io, però, non considero le tue interferenze come delle mancanze di rispetto, do, anzi, a loro, la dignità che meritano e le ascolto con interesse.
Non ho dichiarato guerra contro i miei antenati, i giganti, uccidendo, assieme ai miei fratelli, Ymir. Non ho usato il suo corpo per forgiare Midgard, ne il suo teschio per creare la volta del cielo, costellandola delle scintille di Muspellsheim.
Sono un dio più giovane, che non regna da milioni di anni su Asgard e sul mondo tutto. Riconosco quindi che, al contrario del mio augusto padre, posso nominare dei consiglieri non pienamente degni della nostra fiducia, e posso affidare loro un potere superiore ai loro meriti, rischiando di finirne tradito.
Ma, padre, una volta sentiti i tuoi consigli, sta a me valutarne la fondatezza, poiché io sono il signore di Asgard. Tu stesso mi hai affidato questo potere. Se vuoi puoi contestare la mia capacità di usarlo, puoi rivendicare il trono alla prossima assemblea annuale o chiederne una straordinaria. Ma fino al prossimo Althing, esso è mio e mio onere e onore è quello di amministrarlo al meglio delle mie capacità.
Per questo dichiaro che la scelta
di Ashema non fu fallace, essa ci ha
infatti permesso di contrastare, almeno apparentemente, il piano dei Celestiali
e di contrastare senza perdite l’arrivo del Godstalker.
Altre proposte? –
Odino, il padre di tutti tace, pensieroso, il suo turbamento non sfugge
a nessuno degli osservatori.
- Mio signore… -
Thialfi, primo servitore di Thor, che con la sua ingordigia si è guadagnato un’eternità di servizio, l’uomo più veloce del cosmo, entra nella sala.
- … giungono messaggeri dalla terra dei Vani. –
- Introducili, daremo loro immediata udienza. –
Thialfi esce dalla sala e torna dopo pochi minuti con i messi di Njordr.
Durante l’attesa nessuno proferisce una sola parola, prevedendo tristi nuove.
I tre Vani entrano nella sala, inchinandosi fino in terra ai signori degli Asi.
- Alzatevi – Thor parla in fretta. – Se le notizie che portate sono urgenti come credo non c’è tempo di perdersi in questioni formali.
Sedetevi qui con noi e narrate le vostre nuove. –
- Grazie, signore di Asgard. Il viaggio è stato duro e periglioso e le notizie sono gravi. – Thor batte le mani e i servitori portano nella sala di che rifocillare i messaggeri. I governanti di Asgard sono Asi e non perdono occasione di comportarsi da buoni ospiti, tenendo loro compagnia, almeno formalmente.
Vengono portate 4 vacche appena arrostite, 16 maiali in porchetta e un piccolo stufato di 25 pecore.
Vengono aperte 3 botti di un blando idromele da tutti i giorni e 60 botti di birra.
Durante questo piccolo spuntino i messaggeri riferiscono le gravi nuove dalla terra dei Vani.
- Njordr ci manda a rivendicare gli antichi trattati di mutuo appoggio. Abbiamo intercettato degli esploratori di una sconosciuta razza straniera che testa i confini del nostro mondo.
I nostri stregoni stanno rafforzando le barriere interdimensionali, così da contenere un eventuale esercito invasore, ma è chiaro che non possono difendere in eterno i confini del regno.
Chiediamo quindi l’appoggio di Asgard per respingere questi nemici. –
- Invero la vostra richiesta è intempestiva, poiché anche noi abbiamo appena ricevuto un attacco dal regno mistico dell’Incubo. Ciò non di meno mai si dirà che gli Asi non tengono fede ai loro impegni. Tyr, il dio della guerra, allestirà subito un esercito per riaccompagnarvi nella terra dei vostri padri. Io stesso lo guiderò, assieme al fidato Beta Ray Bill. Porteremo così due martelli del tuono in appoggio alla vostra città. –
- Figlio, ancora una volta devo mettere in discussione la saggezza delle tue azioni. Non è il caso che il signore di Asgard guidi personalmente l’esercito, neppure per portare aiuto ai nostri millenari alleati. Il tuo dovere è di rimanere a difendere le mura della tua città. –
- Padre, ancora una volta devo ricordarti chi è il signore di Asgard? Le mura saranno ben difese, Red Norvell, Tyr e una parte consistente dell’esercito resteranno a dar man forte a Heimdall a guardia del ponte dell’arcobaleno e tu, anche se non sei più il signore di tutti, resti lo stregone supremo di questo mondo. In caso di attacco sarete perfettamente in grado di resistere fino all’arrivo dei rinforzi dagli altri regni.
Di certo non ci mancano gli alleati nei nove mondi, e in particolare su Midgard. –
- Ma… -
- Non c’è tempo di discutere, padre. Il momento è grave. Che si chiami Bill, dobbiamo prepararci alla pugna. -
Beta Ray Bill scruta il Cristallo della Visione. Le centinaia di mondi che scorrono veloci sotto i suoi occhi vivono più o meno pacificamente gli avvenimenti quotidiani, più o meno pacificamente non protetti dai loro dei, che sembrano completamente assenti o disinteressati ai fatti del mondo di mezzo.
Ma oggi il suo interesse è più specifico, centrato su se stesso, in qualche modo, e su gran parte dei suoi affetti.
Il suo popolo ha raggiunto un mondo abitabile. Gia da un po’ di tempo sta ricostruendo le sue città e gran parte dei superstiti al lungo viaggio hanno lasciato lo scomodo alloggio nelle navi per una casa vera.
La vita scorre tranquilla, ma il lavoro è tanto.
Vorrebbe seriamente dare una mano, ma lui è un protettore, ben poco può fare per la ricostruzione, che non possa fare una qualsiasi gru.
Improvvisamente irrompe nella stanza un messaggero, che lo informa delle nuove dalla terra dei Vani.
Bill abbandona a malincuore la sua osservazione, per raggiungere celermente il signore di Asgard.
L’esercito di Asgard si è riunito velocemente.
File e file di dei a cavallo, armati e coperti da armature magiche.
Splendenti gli dei di Asgard si apprestano alla guerra, così come fanno dall’alba del mondo, così come si avvieranno al Ragnarok, la battaglia escatologica.
In testa al gruppo stanno maestose due figure.
Beta Ray Bill, colui che ha guadagnato, sconfiggendo il dio del tuono, il diritto a sedere tra gli dei di Asgard, si agita a disagio su una cavalcatura che trova troppo somigliante al suo aspetto di guerriero.
Accanto a lui, sul suo carro, trainato dai due colossali caproni, Arrotadenti e Digrignadenti, sta Thor, dio del tuono e signore di Asgard.
Il fido Mjolnir appeso alla cintura della forza, i guanti di ferro stretti sulle briglie. Scintille circondano il carro, mentre il signore di Asgard si accinge a partire, brandendo il suo intero potere.
Thor, il signore del regno dorato si accinge a dare le ultime istruzioni a coloro che restano.
Improvvisamente, dalle retrovie avanzano tre cavalcature, due più agilmente, una a fatica.
Il capo indiscusso del terzetto, l’agile figura dai capelli biondi, avanza fino al cospetto del dio del tuono.
- Mio signore, perdona il mio ardire, ma i tre guerrieri non accetteranno di fungere da retrovia, attendendo che altri si conquistino la gloria in battaglia.
Non rimarremo a guardare, permettici di marciare con te alla testa dell’esercito o ci getteremo in battaglia da soli, cercando di riscattare con la morte l’onore che ci strappi lasciandoci indietro. –
- Ahimè, fedele Fandral, vorrei accoglierti nella sicurezza dell’esercito, ma temo che voi tre dovrete andare con mio padre. Ha chiesto qualcuno cui assegnare una missione ben più pericolosa di quella che stiamo per affrontare noi, missione che, oltretutto, dovrà restare segreta ancora a lungo. Pur piangendomi il cuore di non avervi accanto nella pugna, credo che voi tre siete i più adatti per una missione di cotal fatta. –
- Sarà come tu ordini, mio signore. Se c’è una missione che giudichi più importante della guerra che grava sulla terra dei Vani, nessuno è più qualificato di noi tre per portarla a compimento. – Fandral si gira verso Odino. - Guidaci, nobile Odino. Come sempre siamo ai tuoi ordini. –
Thor, il signore di Asgard, avanza sul Bifrost e le scintille schizzano dalle ruote del suo carro.
Inizia a ruotare il martello, così da creare un varco per il suo esercito fino a Vanaheim. Il messaggero dei Vani gli si fa appresso, allungandogli un medaglione.
- Usa questo, assieme al mistico Mjolnir, mio signore, così da aggirare le barriere fra i mondi costruite dai nostri stregone senza forzarle. –
Thor prende il diadema in silenzio, poi lo avvolge attorno al suo martello.
Quando riprende a ruotarlo il portale si apre immediatamente e diviene rapidamente abbastanza grande da lasciar passare l’intero esercito.
Il dio del tuono si avvia attraverso il portale, seguito da Beta Ray Bill e dagli dei di Asgard.
Quando anche l’ultimo è passato ed il varco si è richiuso, Odino, il padre di tutti si avvia mesto verso la città, seguito da presso da Fandral, Hogun ed il voluminoso Volstagg.
Horus, il dio falco sta ancora testando i limiti della sua prigione.
Ogni volta che ha provato ad usare la sua energia per infrangere la porta si è sentito svuotare.
La prigione, creata per trattenere un dio, gli resiste.
Horus, dopo svariati tentativi ha scelto di usare altre sue capacità. La sua vista mistica sta spaziando fra i mondi, cerca un interstizio nelle difese della sua cella.
È immobile da giorni, completamente assorbito dal suo compito immane.
Alla fine trova un varco, veramente infinitesimo. Tanto piccolo da non poter inviare neppure una richiesta di aiuto attraverso di esso. Ma sufficiente perché Horus, il dio solare possa identificare la sua prigione.
Un enorme cubo di roccia, seppellito sotto metri di sabbia, in pieno deserto del Sahara.
- Ah, mia gabbia. Ho sondato i tuoi limiti e li ho trovati manchevoli. -
Detto ciò accede al pieno potenziale del suo essere e rilascia un immenso colpo di energia da tutto il corpo.
Poi si accascia sull’immensa superficie vetrificata che ha preso il posto della sua prigione.
Malgrado la fiera resistenza dei maghi Vanir, l’esercito di Asgard ha appena fatto in tempo a schierarsi che le barriere fra i mondi cedono.
Un colossale portale si materializza ed un esercito compare dal nulla.
L’immediato attacco dell’avanguardia asgardiana, col supporto dei Vani è inutile e viene ricacciato indietro in pochi minuti.
Minuti che, però, sono stati fondamentali per il piano di battaglia del signore di Asgard.
L’avanguardia avversaria attacca. L’esercito di Asgard si difende strenuamente, arretrando un passo alla volta. Gli sconosciuti avversari pagano molto caro il poco terreno guadagnato.
Bill, individuati i maghi dell’esercito avversario si alza in volo, colpendone un paio con Storm Breaker.
I colpi sortiscono un effetto del tutto temporaneo. I maghi sono presto in piedi. Ma i pochi istanti guadagnati sono sufficienti al signore di Asgard per usare i poteri interdimensionali della sua arma.
Le ali dell’esercito di Asgard attraversano due enormi portali, attaccando ai fianchi le forze nemiche.
Gli avversari arretrano, così da riorganizzarsi. Ma è chiaro che le forze in campo sono sproporzionate. Il contingente asgardiano è appena sufficiente a contenere l’esercito nemico e dalla città dei Vani sono uscite poche forze.
Così l’esercito degli dei ripiega verso la città, mentre i due dei del tuono coprono la ritirata con una colossale tempesta elettrica che martella il terreno con migliaia di lampi.
Il viaggio è stato lungo e faticoso. Costellato di attacchi da avversari minori, probabilmente incoraggiato dalla solitudine in cui si trovano ad operare i tre guerrieri.
Il fosco si guarda intorno, pensoso.
- Chiunque sia l’avversario contro cui il padre di tutti ci ha segretamente mandato, non conosce molto bene gli dei di Asgard e soprattutto non conosce noi.
Gli attacchi raffazzonati che abbiamo ricevuto dimostrano chiaramente questo fatto. Allora mi chiedo, chi è questo nuovo nemico, così pervasivo da richiedere così tanti segreti eppure così all’oscuro dei nostri poteri reali? –
- Temo, mio fosco amico, – la voce di Fandral è meno ferma del solito – che tutta la situazione sia più intricata di quanto non immaginiamo.
Non voglio pensare male del nostro signore Thor, al quale siamo legati da antica amicizia. Eppure come spiegheresti ciò che accade in questi giorni.
Il dio del tuono è in contrasto permanente con Odino sul governo del regno. Abbiamo risposto in maniera inadeguata alla richiesta d’aiuto dei Vani, mandando un contingente militare molto sottodimensionato, rispetto alle possibilità del regno dorato. Invece di inviarci sul campo di battaglia ci incaricano di compiere un viaggio, lungo e difficile, per abbattere un muro, abbattere un muro, non so se vi rendete conto. Devo pensare l’impensabile? Il trono non è in buone mani? Ma è nelle mani migliori di tutte. Quelle del dio del tuono. Solo padre Odino potrebbe rappresentare un’alternativa migliore e lui stesso ha ceduto il trono al figlio. Non so davvero cosa pensare. –
- Pensare il peggio? Non è da te, amico mio. –
- Ma non c’è da pensare il peggio, miei valorosi compagni. Odino e suo figlio sono in contrasto sul governo del cosmo da quando il dio del tuono era un bimbo dispettoso, perché mai questa cosa dovrebbe cessare solo perché è cambiato il governante di Asgard?
Quanto al resto, ahimè, non è la prima volta che ci viene assegnata una missione senza spiegarcene lo scopo.
Vedo li in fondo un’immensa ombra, miei amici, distruggiamo questo muro e torniamo a casa. Spero che un giorno capiremo cosa abbiamo fatto. –
Fandral, Hogun e Volstagg si dirigono al trotto verso l’ombra all’orizzonte.
Mentre si avvicinano al colossale muro notano che dall’ombra della costruzione si staccano delle enormi figure che convergono verso di loro. – Giganti, ma cosa… -
Scivola non visto lungo il muro, dietro la linea di guardiani attirati dai rumori della battaglia in lontananza.
Raggiunge la porta, sorvegliata da due giganti, che hanno ecceduto nel bere durante il pasto. Hanno ecceduto pur non avendo a disposizioni che pochi sorsi, sorsi che sembravano non finire mai.
Il pesante portone sbarrato e chiuso da centinaia di serrature, di cui i guardiani non hanno le chiavi, si spalanca al suo tocco. Suo è il potere di spalancare qualsiasi prigione.
Entra. Davanti a lui sequenze di corridoi vuoti, stanze su stanze, concepite per trattenere le creature più potenti del cosmo, desolate nell’abbandono. Una sola è occupata. Al centro della stanza, adagiato sul pavimento, un blocco di pietra nera. Una sostanza dei regni mistici, che lui non potrebbe in alcun modo infrangere. Ma al suo interno è imprigionato l’individuo che è venuto a liberare, questo la rende una prigione e suo è il potere di infrangere qualunque gabbia.
Appoggia la mano sulla colossale roccia ed essa esplode in milioni di microscopici frammenti, che schizzano in ogni direzione.
La creatura che è venuto a salvare fluttua a poca distanza dal suolo, chiaramente gia sveglia, ora che la sua mistica prigione non è più.
- Puoi mutare la tua forma? –
- Si, ora che sono libero i miei poteri sono tornati integri. –
Allunga la mano e la pietra si riforma, come se non fosse mai stata infranta.
- Questo per sviare l’attenzione. Sei entrato senza essere visto, se ti conosco abbastanza. –
- Certamente. E così usciremo. Ma il vecchio imbroglione di Asgard ha mandato i tre guerrieri per sviare l’attenzione. Credo che dovremo trovare un modo per aiutarli a disimpegnarsi. –
- E strapparli dalla battaglia? È più facile cambiare la forma del mondo, che sviare quei tre, una volta che hanno sentito l’odore del sangue. Questo non è, però, il momento di indebolire il regno dorato. Penserò a qualcosa mentre usciamo. Ora trasformati. Vediamo se riesci a competere con la forma che sto indossando. –
- Ah ah ah ah ah ah ah ah ah ah ah ah ah! Lo ammetto, il senso dell’umorismo è fra le caratteristiche che apprezzo di più in te. –
Detto questo muta la sua forma. Un coniglio grigio, che cammina eretto e un porcellino vestito da cacciatore sia avviano, sghignazzando, verso l’uscita. –
La battaglia è sfavorevole. Pur avendo abbattuto più di un gigante, i tre guerrieri non sono riusciti a guadagnare un solo metro. Il colossale muro, loro obiettivo è ancora irraggiungibile, a pochi metri da loro.
Affondano colpi di enorme potenza, fanno piroette ma i loro avversari tengono la posizione, forti anche del numero preponderante.
Con inspiegabile agilità Volstagg evita un colpo di clava. Ma le leggi del cosmo non possono essere infrante a lungo, quindi, mentre compie questa azione per lui insolita, inciampa. Nel tentativo di non cadere arretra, cerca di riprendere l’equilibrio, non vi riesce, evita miracolosamente di cadere, al costo di arretrare ancora, infine cade rovinosamente addosso al colossale muro.
La costruzione, così imponente da perdersi sopra le nuvole, è costruita per resistere ad interi eserciti. Lo scopo è di impedire agli dei di entrare e uscire.
Quando Volstagg appoggia delicatamente la sua gentile stazza contro la parete essa crolla, come fosse carta e il dio crolla rovinosamente a terra.
Due nuovi giganti, non affaticati dalla battaglia, approfittano per arrivare alle spalle dei due guerrieri, catturandoli con una rete magica, che gli si avvolge attorno come un sudario. Uno dei due si carica la rete in spalla. L’altro rimuove Volstagg, svenuto, da sotto le macerie e se lo appoggia faticosamente in spalla.
Il primo si rivolge serio ai compagni.
- Rimuovete questo casino e non fate parola con nessuno di ciò che è successo, o le nostre pelli serviranno da porta al castello del capo. Noi portiamo questi tizi lontani e li faremo sparire. - Detto ciò si gira, con la rete sulle spalle e raggiunge il suo compagno che, malgrado sia ormai passato un certo tempo, non riesce a smettere di sghignazzare per qualche ragione nota solo a lui.
I due si dirigono di corsa verso l’orizzonte, portando in spalla il loro macabro fardello.
Thor, Njordr, Beta Ray Bill e Hoenir stanno sulle mura, osservando l’esercito nemico che si schiera attorno alla città. I quattro stanno in silenzio, pensierosi.
Thor, il dio del tuono di Asgard, signore degli Asi, si avvia a scendere dagli spalti.
Gli altri lo seguono.
Arrivano nella sala della guerra della città dei Vani.
Si siedono attorno al tavolo ed iniziano la discussione.
Poiché la sera è tarda e la questione urgente ed inoltre la guerra in corso, non è il caso di eccedere in banchetti sontuosi, si accingono quindi a rompere parcamente il digiuno durante la riunione.
La terra dei Vani è sommamente ricca di cibo, essendo il loro potere quello di far crescere le cose.
I servitori portano nella sala la parca cena.
200 germani arrostiti, 2500 storni in salmì, 5000 naselli al forno e uno stufato di 120 narvali, il tutto accompagnato dalla birra di appena 600 botti.
Mentre si siede al tavolo per interrompere il digiuno il dio del tuono inizia il suo discorso.
- Non possiamo reggere questo assedio. Le forze del nemico non sono soverchianti, rispetto alle nostre, se sapientemente usate.
Ecco il mio piano… -
Svartalfheim è un luogo oscuro, nel quale gli elfi oscuri prosperano.
È anche un luogo di ombre e caverne in cui è facile per i congiurati nascondersi.
Malekith, bello e terribile ex sovrano di questo luogo, arringa i pochi seguaci che il suo alleato mutaforma ha contribuito a radunare.
- Non nego il suo fascino, è la dea dell’abbondanza. Ma regnare non è il suo ruolo, inoltre è una straniera, figlia dei maledetti Vani che dopo essere stati sconfitti dagli Asi, invece di covar vendetta hanno stretto un vero accordo di pace ed hanno governato il cosmo insieme a loro. Questo regno deve finire, è destino degli Elfi governare il cosmo e questo destino verrà realizzato a partire dalla deposizione della maledetta dea e del traditore Kurse.
Faremo così… -
Le gigantesche porte di Vanaheim si spalancano per far uscire l’esercito, deciso a non subire un assedio.
Beta Ray Bill guida l’avanguardia, preceduta da una colossale tempesta di lampi.
Il cuneo di dei a cavallo precipita nell’accampamento addormentato dei nemici.
Essi si riorganizzano velocemente.
Le fila dell’esercito avversario sono pesantemente assottigliate, ma i cadaveri si rianimano e vanno lentamente a riprendere il loro posto nei ranghi.
Le ali dei Vani escono dalle porte e vanno a posizionarsi ai due lati dell’avanguardia Asi.
L’esercito nemico carica e si infrange contro Le difese degli dei nordici.
Superando, grazie ai poteri dei maghi Vani, le barriere erette dagli avversari, Thor materializza un piccolo commando all’interno del campo avversario.
Questo viene rapidamente individuato, ma si ritira prima di essere sopraffatto.
I maghi avversari rafforzano le difese interdimensionali.
Gli scudi che proteggono l’esercito avversario iniziano a risentire del sovraccarico elettrico della tempesta scatenata da Beta Ray Bill.
Thor e i capi dei Vani scendono dagli spalti e si affrettano ad entrare in una tenda comando, accuratamente schermata, appena al di sotto.
I due eserciti si prendono una pausa per riorganizzarsi e il silenzio, rotto solo dai fulmini che continuano a cadere, sembra assordante, dopo il clamore delle armi.
All’interno i guaritori stanno lavorando attorno al commando che ha compiuto l’incursione nel campo nemico.
Il rapporto è breve, disposizione delle tende, mappa dei flussi magici rilevati a distanza ravvicinata, tipologia e potenza delle difese.
La seconda parte del piano è presto approntata.
I maghi iniziano a mettere a dura prova le difese degli avversari.
Al centro dei bastioni appaiono per pochi istanti una cinquantina di nemici. Mentre i maghi riparano la falla nelle difese Thor si getta nella mischia tra le proteste dei suoi generali.
Mena martellate a destra e a manca, sbaragliando il manipolo avversario, che svanisce una volta riparata la falla nella barriera.
Il lavoro di fiaccamento delle difese avversarie riprende con maggior prudenza.
Provocano un piccolo varco, viene dato il segnale all’esercito, che torna ad attaccare il campo avversario, attorno al quale si è riorganizzato l’esercito nemico.
I soldati si dirigono verso l’esercito asgardiano, attaccandolo anche dai lati.
Thor rotea il martello. Attraverso il varco dimensionale lui, tra le proteste dei suoi generali, e trenta guerrieri Asi, tra i più valorosi, raggiungono il campo nemico.
Appaiono direttamente nella tenda dei maghi. La battaglia è breve e cruenta, nessuno ne resta indenne, ma alla fine, i maghi sono sbaragliati e cento metri di raggio del campo avversario è semivetrificato dalla potenza delle energie rilasciate dalle due parti.
Caduti i maghi, venute meno le barriere tra i mondi, gli dei nordici possono ottenere i rinforzi che i messaggeri, partiti contestualmente all’esercito, avevano richiesto.
Rudra, alla testa di 100.000 Asura, appare all’improvviso dietro l’esercito nemico, e lo attacca alle spalle e sui fianchi. Essi erano stati arruolati in virtù della loro sudditanza, da Rudra conquistata in battaglia, avendoli egli sbaragliati più volte.
Accerchiato e inferiore di numero, l’invasore di Vanaheim è costretto ad una rapida e rovinosa fuga.
La sera i signori della terra dei Vani e gli alleati asgardiani, assieme a Rudra e ai suoi generali si riuniscono a festeggiare la vittoria, mentre le loro truppe accendono i fuochi sul campo di battaglia, aprendo innumerevoli botti di birra e idromele.
La signora della distruzione arriva in ritardo al convegno con il maestro della conoscenza.
Accarezzando la sua collana di crani, si toglie un frammento d’osso dalle zanne col pugnale ricurvo. – A quanto pare il gioco è iniziato. –
Ganesh la osserva, placido nella posizione del loto. – È il caso di muovere le nostre pedine. –